La tecnologia al servizio del contesto: i nuovi servizi di realtà aumentata per musei e gallerie
Possono le nuove tecnologie portare valore alla fruizione dell’opera d’arte, anziché snaturarne la presenza fisica e materiale?
I limiti del virtuale
Nel corso degli ultimi anni – complici i limiti introdotti dagli eventi pandemici – sono state sperimentate anche da musei e istituzioni culturali nuove soluzioni per raggiungere e coinvolgere un pubblico inevitabilmente distante, attraverso l’utilizzo della tecnologia. Ciò si è presto tradotto in progettazione di experience o percorsi virtuali, allestimenti interattivi o realizzati tramite elementi della gamification.
Il mercato dell’arte, a sua volta, non si è dimostrato immune dall’ascesa del digitale e l’intero settore artistico ne ha visto una notevole accelerazione. Case d’asta, gallerie e fiere d’arte, di fronte all’impossibilità di mostrare fisicamente le proprie opere ad appassionati e curiosi, sono ricorse all’utilizzo di spazi virtuali e viewing room delle esposizioni in corso, accessibili direttamente dal loro sito web con approfondimenti relativi alle opere in mostra.
Se però da un lato l’aumento della fruizione digitale dell’arte ha comportato ottimi risultati – avvicinando al settore nuovi collezionisti e semplificando le modalità di acquisto, dal momento che si sono resi accessibili tutti quei dati delle opere prima considerati “riservati” – il fenomeno ha anche messo in luce il forte limite proprio delle gallerie virtuali. Lo spazio renderizzato, infatti, per quanto facilmente esplorabile e alla portata di tutti, deteriora inevitabilmente il rapporto tra l’opera d’arte e il suo contesto, oltre a minare la percezione della sua materialità e fisicità.
Art consulting goes digital: l’esperienza di Vera Canevazzi
La soluzione arriva in Italia da Vera Canevazzi, art consulting con studio a Milano, che – dopo una prima formazione in Storia dell’Arte Moderna presso l’Università degli Studi di Milano e la Fondazione Roberto Longhi di Firenze – porta avanti, nella propria carriera, esperienze di rilievo presso gallerie d’arte contemporanea tra cui Lia Rumma, Mimmo Scognamiglio e Cortesi Gallery (Londra, Lugano, Milano), della quale è direttrice fino al 2017.
Nello stesso anno si chiede quale possa essere una figura di riferimento per la sua professione e la trova all’estero nell’art consultant che, a differenza dell’art advisor, non offre un servizio di consulenza volto unicamente alla compravendita di opere d’arte finalizzata all’investimento patrimoniale, ma possiede anche competenze di project management, progettazione spaziale e organizzazione di mostre (come la Dr.ssa Canevazzi stessa racconta nel suo libro edito da Franco Angeli Edizioni “Professione Art Consultant”, 2020).
«È proprio dalla mia conformazione professionale», spiega Vera, «che nasce la propensione a non considerare mai un’opera d’arte slegata dal suo contesto, sia nell’ambito delle mostre che in quello della consulenza all’acquisto. Ed è qui che mi è venuta in aiuto la realtà aumentata, grazie alla quale mi è possibile far capire al cliente cosa voglia dire avere fisicamente delle opere in uno spazio, senza doverle movimentare».

Servizio di Augmented Reality Advisory di Vera Canevazzi Art Consulting, screenshot dal video “Art Consulting goes digital” di Francesco Clerici, 2021, opere di Velasco Vitali
I servizi offerti da Vera Canevazzi Art Consulting vanno quindi dall’Augmented Reality Gallery – sezione nella quale periodicamente vengono presentate mostre curatoriali fruibili da ciascun utente direttamente nelle proprie abitazioni, tramite il solo utilizzo di tablet o smartphone – all’Augmented Reality Advisory, che arricchendo l’attività di consulenza artistica permettendo al collezionista di visualizzare, tramite l’utilizzo di speciali occhiali HoloLens 2, opere da lui selezionate, posizionandole all’interno dei propri spazi. Infine, il servizio di Augmented Reality Exhibition svolto da Vera Canevazzi Art Consulting in partnership con la curatrice Ilaria Bignotti, si rivolge a gallerie d’arte, fiere, case d’asta, artisti e musei, e permette loro di utilizzare la realtà aumentata per le proprie esposizioni: mostre con opere in AR all’interno di siti web, realizzazione di modelli 3D, creazione di cataloghi digitali, e-commerce, video promozionali, gamification e altro ancora.
Temples of This Time di Pawel Wasowski: una mostra senza confini

Installation view della mostra Temples of This Time. Pawel Wąsowski, a cura di Ilaria Bignotti e Vera Canevazzi, IAGA Contemporary Art, Romania
Ultimo progetto espositivo di Vera Canevazzi Art Consulting, frutto della sinergia tra IAGA Contemporary Art e lo studio milanese, è la mostra “Temples of This Time” di Pawel Wasowski, per la quale «si è scelto di percorrere un doppio percorso», racconta Vera, «esponendo sia le opere dell’artista nello spazio fisico della galleria d’arte in Romania, che in realtà aumentata sul nostro sito, senza il bisogno di scaricare alcuna applicazione». In questo modo si rende possibile ammirare i lavori dell’artista polacco anche sulle pareti di casa propria.
Con questa mostra Pawel Wasowski presenta al pubblico un nuovo ciclo di lavori dal titolo “Temples”, da lui appositamente progettati tra il 2020 e il 2021. Si tratta di opere di formato quadrato e realizzate manualmente «che accolgono trame e gradazioni cromatiche costruite sulla base di una modularità stabilita aprioristicamente come modello progettuale»: un riflesso della forma mentis matematica di Wasowski, che è anche architetto. L’artista riflette così sulla «difficoltà umana», emersa particolarmente negli attimi drammatici della pandemia, «di tornare in contatto con il sacro, erigere templi, esplorare il mistero per provare a trovare un senso». Si tratta di una mostra che, come le sensazioni e i sentimenti che intende evocare, è senza confini e accessibile a tutti, ovunque.

Opera di Pawel Wąsowski visualizzata nella Augmented Reality Gallery di Vera Canevazzi Art Consulting
Da settembre 2021 c’è stato sicuramente un crescendo di entusiasmo nei confronti dell’applicazione di nuove tecnologie al mondo dell’arte, per cui resta da chiederci se si tratti di un fenomeno passeggero o di una tendenza destinata a durare. Secondo Vera Canevazzi non solo il potenziale di crescita di progetti di questo tipo è enorme, ma si tratta anche di «qualcosa da cui non si tornerà più indietro».