
Intelligenza emotiva
Recenti studi hanno messo in evidenza che le persone che riescono ad avere successo nella propria vita, sia nella sferra personale, sia in quella professionale, sono per l’80% persone dotate di intelligenza emotiva. L’intelligenza non si riduce, infatti, al solo aspetto razionale. Non sono sufficienti le abilità cognitive e logiche per trovarsi a proprio agio nel mondo, con sé stessi e con gli altri. Il Quoziente Intellettivo, tanto osannato negli anni novanta, non ha più quella valenza che gli era riconosciuta. L’intelligenza emotiva, di contro, acquisisce sempre più valore, tanto che l’Unesco la ritiene la scoperta più importante del secolo scorso dopo internet. È una scoperta estremamente significativa.
L’intelligenza sociale
Perché è così importante l’intelligenza emotiva? Perché è un’abilità sociale: lo abbiamo visto con la recente pandemia. Siamo tutti profondamente connessi. Nessun si salva da solo ha detto Papa Francesco. Il Dalai Lama parla di unità dell’umanità. L’intelligenza emotiva è quindi un’abilità sociale. Una capacità di sapersi mettere in relazione con gli altri e costruire rapporti improntati all’ascolto e al rispetto. Ma non sono solo i Grandi Maestri spirituali a sottolinearne il valore. Secondo il World Economic Forum l’intelligenza emotiva è, a partire dal 2020, tra le dieci competenze essenziali. Il futuro è fatto di persone in grado di capire l’essere umano.
Ma facciamo un passo indietro e vediamo da cosa ha tratto origine la scoperta e la diffusione dei concetti legati all’intelligenza emotiva. A parlare per la prima volta di questa abilità sono stati i ricercatori Peter Salavoy e John Mayer. Essi la definirono ” la capacità di controllare i sentimenti e le emozioni proprie e altrui, distinguere tra di esse e di utilizzare queste informazioni per guidare i propri pensieri e le proprie azioni”. Fu poi Daniel Goleman, psicologo e giornalista scientifico del “New York Times”, nel 1995, con il suo libro “L’intelligenza emotiva” a diffonderne il concetto sostituendo al mito del QI, quello rivoluzionario di intelligenza emotiva. Il libro è diventato un bestseller.
La definizione
L’intelligenza emotiva è la capacità di riconoscere, comprendere, gestire le proprie emozioni e quelle altrui. Nella sua sistematizzazione del concetto, Goleman ha individuato 5 caratteristiche dell’intelligenza emotiva:
- la consapevolezza
- la padronanza di sé e l’autocontrollo
- la motivazione
- l’empatia
- le capacità relazionali
Saper riconoscere le emozioni -soprattutto quelle negative-, quando stanno per palesarsi, e saperle controllare, ci permette di avere relazioni sane e gratificanti con gli altri. Conoscere l’alfabeto degli affetti è fondamentale per poter interagire in tutti i tipi di rapporti: in famiglia, nelle relazioni affettive, sul posto di lavoro. Il 75% dei conflitti nel mondo del lavoro nasce proprio da motivazioni legate alle competenze emotive. Al contrario, essere persone in grado di comprendere i bisogni degli altri, sapersi mettere nei panni altrui, contribuisce a instaurare ambienti sereni e di grande collaborazione. Essere persone empatiche ci mette sotto una luce estremamente positiva e ci fa sentire persone apprezzate, stimate e ricercate. Questo non fa che accrescere l’autostima, creando quel circolo virtuoso che trasmette sentimenti positivi, di grande serenità ed equilibrio.
Aggiungiamo un’altra buona notizia: l’intelligenza emotiva si può sviluppare e coltivare. Vedremo in che modo nei prossimi articoli.
Maria Luisa Ciccone, Life & Business Coach