Jenny Saville a Firenze

CULTURA

Jenny Saville a Firenze Fino al 20 febbraio 2022

Exodus (2020-2021) and Pietà III (2020-2021), Jenny Saville, Museo Novecento, Firenze. Photo Credits Virginia Vannucchi

Umanesimo contemporaneo: Jenny Saville a Firenze

Fino al 20 febbraio 2022, cinque tra le maggiori istituzioni museali fiorentine (Museo Novecento, Museo di Palazzo Vecchio, Museo dell’Opera del Duomo, Museo degli Innocenti e Museo di Casa Buonarroti) ospiteranno, curata da Sergio Risaliti, la mostra dedicata a Jenny Saville, una delle più influenti pittrici contemporanee.

Il percorso diffuso

Il percorso diffuso nella città di Firenze sottolinea, attraverso l’allestimento, uno dei caratteri primari della produzione di Saville, vale a dire la forte correlazione tra l’artistar contemporanea, originaria di Cambridge, classe 1970, e i maestri del Rinascimento italiano. La misura monumentale dei dipinti, la costante presenza del “non finito” nei contorni dei volti e dei corpi, oltre alla ripresa vera e propria di soggetti e iconografie leonardiane e michelangiolesche – riconoscibili da chiunque e forse proprio per questo complici del forte impatto comunicativo dell’artista – attingono infatti dall’antico con sguardo moderno, ponendo nuovamente la figura umana al centro della storia dell’arte.

Pietà contemporanee

Exodus (2020-2021) and Pietà III (2020-2021), Jenny Saville, Museo Novecento, Firenze. Photo Credits Virginia Vannucchi

Exodus (2020-2021) and Pietà III (2020-2021), Jenny Saville, Museo Novecento, Firenze. Photo Credits Virginia Vannucchi

Ne conseguono le potenti Pietà contemporanee esposte al primo piano del Museo Novecento – come Exodus (2020-2021) o Pietà III (2020-2021) – nelle quali, superando la tradizione del soggetto sacro, Seville riesce ad incanalare il dramma della perdita del Figlio nella tragedia quanto mai attuale della guerra, dell’infanzia negata, della fuga disperata del migrante. Oppure, ancora, Electra (2012-2019), imponente opera a pastello e carboncino, che facilmente potrebbe essere confusa, ad un primo sguardo, per un cartone preparatorio di una rinascimentale Madonna con Bambino e San Giovannino. Sono madri stanche ed estremamente umane quelle dipinte da Jenny Saville, tenere e crudeli al tempo stesso, corpi esausti ma insieme sensuali, talvolta legate ai figli da un contatto morboso e quasi parassitico.

 

Le grandi tele al piano terra

Scendendo al piano terra del Museo Novecento, in direzione opposta rispetto al percorso della mostra, si entra nello spazio più ampio in cui si trovano le grandi tele dei ritratti dell’artista. Si tratta di volti quasi sempre frontali di giovani di arcaica bellezza che accolgono lo spettatore all’interno di un «olimpo di divinità terrestri», rivolgendogli talvolta lo sguardo – come Messenger (2020-2021) – e altre volte guardando altrove – come Arcadia (2020), Prism (2020) o Iris (2020-2021) – i cui titoli rimandano volutamente alla mitologia greca, oltre che agli elementi della luce e del colore, che ne inondano i volti.

I ritratti della Saville

Nonostante l’intimità contemplativa nella quale i ritratti sono immersi, essi portano, al pari di tutta la produzione di Saville, il peso dell’esistenza, ravvisabile nella pennellata viscerale e pesantemente materica che sfigura e scava i volti, mantenendone tuttavia intatta la purezza. Non è un caso che il “non finito” dell’artista non si estenda mai allo sguardo delle figure, lasciando i loro occhi vividi, attenti, luminosi.

Rosetta II

Rosetta II (2005-2006), Jenny Saville, Museo Novecento, Firenze. Photo Credits Virginia Vannucchi.

Rosetta II (2005-2006), Jenny Saville, Museo Novecento, Firenze. Photo Credits Virginia Vannucchi

È ancora lo sguardo il protagonista di Rosetta II (2005-2006), il dipinto di grande formato che l’artista stessa ha deciso di esporre all’interno della cappella dell’ex Spedale di San Paolo, quel loggiato esterno del Museo Novecento che si affaccia, come una vetrina, sulla piazza antistante. Entro scelte allestitive che ancora una volta mirano a fondere l’opera di Saville con la storia e l’architettura fiorentine, la contemporanea pala d’altare ritrae – come fosse una poetessa cieca o una mistica in estatica adorazione – una giovane donna non vedente, realmente conosciuta dall’artista, che sulla tela ne ha velato gli occhi con una pennellata corposa, privandola della vista.

 

L’opera di Jenny Saville

Jenny Saville, Museo Novecento, Firenze. Photo Credits Virginia Vannucchi

Jenny Saville, Museo Novecento, Firenze. Photo Credits Virginia Vannucchi

L’opera di Jenny Saville si fa infine anche portatrice di un’importante riflessione sul medium della pittura. Muovendosi infatti tra corpi e volti dipinti su tela, lo spettatore potrebbe essere portato a considerarli anacronistici e a chiedersi se abbia effettivamente senso, oggi, dipingere ancora la figura umana. L’artista, considerata erede della “Scuola di Londra”, risponde a questo interrogativo ritenendo – al pari di Francis Bacon, Lucian Freud e Frank Auerbach – che «le potenzialità della pittura siano ancora da esplorare», andando oltre la distinzione tra astratto e figurativo, espressionismo formale e informale.

 

Jenny Saville in un percorso diffuso a Firenze

Lasciando il Museo Novecento – dove è presente il nucleo principale della mostra, con circa un centinaio di opere dagli inizi degli anni Duemila ad oggi – è possibile proseguire il percorso attraverso cortocircuiti temporali nei quali Jenny Saville è messa a confronto con artisti del calibro di Giorgio Vasari, Michelangelo, Botticelli e Luca Della Robbia. Nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio è infatti esposta Fulcrum (1998-1999), opera monumentale che ha consacrato l’ex Young British Artist con la sua prima mostra personale presso la Gagosian Gallery nel 1999. Disegni di Seville che esplorano la figura femminile in relazione alla maternità sono invece esposti negli spazi del Museo dell’Opera del Duomo, del Museo degli Innocenti, e di Casa Buonarroti.

 

Una mostra affascinante, che celebra l’esistenza umana anche nei suoi aspetti più decadenti poiché, come afferma l’artista stessa, «se vuoi fare della buona arte devi includere più umanità che puoi».

 

Virginia Vannucchi 

[contact-form-7 404 "Not Found"]
0 Comments

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Contattaci
Invia un messaggio:
info@hubbinar.it
Scrivici adesso!

Puoi contattarci compilando il modulo sottostante. Ti risponderemo il prima possibile.

Per visionare termini e condizioni è possibile consultare l´ Informativa estesa sulla privacy.

Log in with your credentials

Forgot your details?